Archivio TRADERE

la memoria della lavorazione del travertino a Rapolano Terme
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Foto appartenenti alla serie: Chiesa di Provenzano

L'Insigne Collegiata di Santa Maria in Provenzano o Chiesa di Provenzano si trova a Siena, in piazza Provenzano Salvani. È intitolata alla Visitazione della Beata Vergine Maria a santa Elisabetta ed è il santuario nel quale si conserva l'immagine della Madonna di Provenzano.
In stile manierista, è uno dei primi edifici costruiti a Siena dopo la conquista medicea della città.
L'edificio ha pianta a croce latina, unica navata con cupola ottagonale all'incrocio del transetto e facciata in marmo tripartita da lesene, divisa in due piani da un cornicione e culminante in un timpano centrale e due volute laterali. Al centro, il portale è sormontato da un timpano arcuato e da una finestra rettangolare, mentre ai lati si aprono quattro nicchie con le statue dei santi Ansano, Vittore, Caterina e Bernardino. L'impianto architettonico risponde in tutto ai criteri del barocco romano immediatamente successivo al Concilio di Trento, che aveva dettato precise norme in merito alla costruzione delle chiese e alla disposizione degli arredi sacri.

E’ del 1597 il primo documento che testimonia l’utilizzo di fornitura di travertino per la costruzione della Chiesa di Santa Maria in Provenzano a Siena, e a seguire la chiesa di San Biagio a Montepulciano, la facciata e il campanile della cattedrale di Pienza.


La chiesa di Santa Maria in Provenzano venne eretta per custodire l’immagine miracolosa di una Madonna a cui il popolo senese era fortemente legato. La famiglia dei Medici credette opportuno favorirne la diffusione del culto per consolidare il potere granducale all’interno della città e per offuscare quello della Madonna del Voto, emblema della sconfitta dei fiorentini a Montaperti. A causa delle disposizioni dettate dalla Controriforma, un movimento nato all'interno della Chiesa cattolica in seguito alle accuse di Martin Lutero e all’incessante dilagare del Protestantesimo, il clero cittadino cercava di soffocarne la devozione. Il 2 luglio del 1594 il popolo senese rese pubblici i miracoli, ma il Santuario fu edificato solo a partire dal 1595, dopo l’approvazione della Congregazione Cardinalizia dei Sacri Riti. Il progetto della chiesa doveva essere un esempio di architettura moderna e tener conto delle nuove norme conciliari in merito all’evangelizzazione, per questo motivo tra le diverse proposte pervenute, il Granduca Ferdinando I scelse il modello del monaco certosino Damiano Schifardini, mentre l’esecuzione dei lavori fu affidata all’artista senese Flaminio del Turco. L’impianto architettonico sobrio e razionale, caratterizzato da pochi elementi architettonici in rilievo, ne sottolinea la forza dei contenuti. La facciata in travertino si contraddistingue per una forte spinta verticale, accentuata dal tetto spezzato e interrotta dalla lunga cornice orizzontale che intervalla i motivi decorativi. L’unico accesso alla chiesa è il portone centrale su cui insiste un motivo ad arco come ad indicare al fedele il percorso da seguire. Ai lati si trovano quattro nicchie, entro le quali nel corso dell’Ottocento furono inserite le statue di Santa Caterina e San Bernardino e, nella parte superiore, quelle di Sant’Ansano e San Vittore. All’interno si apre uno spazio a croce latina accorciata, affinché si perpetui il sacrificio della croce, mentre secondo lo spirito della Controriforma la navata unica avrebbe facilitato la predicazione, agevolata dal pulpito e dalla posizione di primo piano data all’altare maggiore, centro di tutta la chiesa e luogo in cui è ospitata la sacra immagine. Il 23 ottobre 1611, a lavori ultimati, l’immagine sacra fu trasportata nel Santuario, che si arricchì grazie alle continue offerte nel corso degli anni Trenta di lussuosi arredi. Papa Urbano VIII nel 1634 istituì un Collegio di Canonici e assegnò alla chiesa il titolo di Collegiata Insigne, facendola diventare la seconda chiesa più importante di Siena. Gli ultimi lavori di rifinitura furono quelli della piazza e la creazione, nel 1691 di via Lucherini, dal nome del rettore dell’opera di Provenzano, Alcibiade Lucherini. La strada, fiancheggiata da loggiati ciechi, avrebbe accentuato la veduta prospettica della chiesa isolata dal contesto urbano circostante e convogliato lo sguardo dell’osservatore verso la facciata, come a creare una quinta scenografica sull’intero spazio della piazza.
Flaminio del Turco nasce a Siena negli anni Sessanta del Cinquecento. Si forma inizialmente come scultore seguendo le orme della famiglia e del padre Girolamo del Turco per poi specializzarsi anche come architetto. Attivo dal 1581 lavora essenzialmente a Siena dove muore nel 1634, prima della fine dei lavori per l’altare maggiore della chiesa di S. Maria in Provenzano.
Damiano Schifardini fu un monaco certosino studioso di matematica e ingegneria, doti che gli permisero di diventare precettore dei figli del Granduca di Toscana. Le notizie sul monaco, che visse presso la Certosa di Firenze, si concentrano dal 1696 al 1711 e a lui si lega il modello della chiesa di S. Maria in Provenzano.

http://www.viaesiena.it/it/mariana/itinerario_m/collegiata-s-maria-in-provenzano/la-collegiata/


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